La conoscenza del valore
architettonico
L’assunzione
della città storica come bene da
tutelare nella globalità dei suoi episodi, di
storia di arte e di ambiente, è conquista recente,
guadagnata alla cultura dalle istanze di una città colta
all’improvviso dal “senso del limite” e drasticamente
piegata a ridurre i consumi, a usare più oculatamente
le risorse residue, nonché a recuperare l’esistente
quale principale alternativa allo spreco, allo sfruttamento
e alla connessa dissipazione dei valori.
E’ stato soprattutto W. Morris nel 1800, ad avviare
l’allargamento del concetto di architettura dalle opere
emergenti all’ambiente
che circonda la vita, reclamandone la sorveglianza
e custodia da parte di tutti gli uomini, ugualmente
responsabilizzati
nell’azione di tutela e sensibilizzazione ai valori
del patrimonio collettivo, assunto come il più potente
mezzo di unione della società e come la più autentica
sorgente spirituale dell’uomo.
E’ nel manifesto della SPAB, la società per la
protezione degli edifici antichi, del 1887, che Morris
avanza le ragioni umane e sociali per cui occorre, -
allora come ora -, un’ingente azione di salvaguardia
dei beni architettonici, riguardati come fattori propulsivi
di speranza nel futuro e di educazione, giacché non
solo raccontano, per essere frutto di una cultura storicamente
determinata, le aspirazioni degli uomini di un tempo,
ma anche ciò che il presente può proiettare
nel futuro.
Alla luce del nostro presente e dei suoi problemi,
la lezione di W. Morris è esemplare nella sua drammatica
attualità, fornendo la chiave di lettura e gli
strumenti di difesa di un patrimonio che è parte
integrante della nostra esperienza esistenziale: una
esperienza che muovendosi nell’ambiente ne trascende
i singoli episodi a favore di una realtà più ampia
e dilatata e perciò spesso più complessa
e articolata nella ricchezza e varietà delle
sue stratificate componenti.
E’ del 1964 il documento internazionale noto come CARTA
DI VENEZIA che sancisce ufficialmente il passaggio
dall’idea di MONUMENTO ISOLATO a quella dell’AMBIENTE,
riconoscendo
che la “nozione di monumento storico” comprende tanto
la creazione architettonica ISOLATA quanto l’ambiente
urbano e paesistico che costituisce la testimonianza
di una civiltà particolare, di una evoluzione
significativa o di un avvenimento storico.
Questa nozione si applica non solo alle grandi opere
ma anche a quelle modeste che con il tempo hanno acquisito
una valenza culturale riconoscibile. In questo contesto
teorico si colloca il nostro lavoro, volto alla ricostruzione
attendibile e completa delle vicende storiche del complesso
architettonico di Poggio Umbricchio, frazione di Crognaleto
(TE), ricostruzione integrata e supportata da un attento
studio attuale.
Nonostante l’interesse che Poggio Umbricchio, come
molti altri paesini del teramano riveste per i suoi
caratteri
architettonici,
si è riscontrata la carenza di studi organici
per la piena acquisizione di conoscenza storica, nonché la
assoluta mancanza di una rilevazione metrico-materiale
in scala adeguata.
I diversi tipi di rilevazione da noi effettuati hanno
messo in luce la geometria costruttive degli edifici,
consentendo di evidenziarne lo stato, anche dal punto
di vista dei componenti dei nostri materiali e della
natura dei relativi meccanismi di modifica e degrado.
Si è resa così possibile la stesura di
un progetto di consolidamento prima e di conservazione
poi, prevedendo per ognuno dei fabbricati adeguate
fasi di intervento. |